RECENSIONE - LA MORTE MI FA RIDERE
 
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Può apparire contradditorio raccontare la vita disquisendo sulla morte. In realtà, l’ultimo romanzo del maestro Ferdinando Balzarro è una riflessione sull’esistenza, lucida, colta e raffinata. Scarno, lo spazio concesso all’ipocrisia; razionale, l’analisi dei comportamenti umani. Il protagonista, Leonardo, è un personaggio particolare, rifiuta le convenzioni, disprezza i rituali di gregge, peraltro, a mio avviso, sempre più invasivi, nonostante l’aumento della scolarizzazione. Leonardo ama la natura, odia l’uomo che ha barattato il benessere con il saccheggio, ama gli animali, che abbiamo sottomesso a uso e consumo della nostra specie. In particolare, nutre un profondo amore per i cani, che si distinguono per l’innata fedeltà e l’incondizionato amore.
Del resto, non è il sostantivo “amore”, ma l’aggettivo incondizionato che li caratterizza e li differenzia in modo radicale. In aggiunta, i cani trasmettono empatia, soprattutto non valutano il compagno umano in funzione dei “mezzi” di cui dispone, accontentandosi del “quasi nulla”. Nel racconto appare emblematica la citazione di partenza: “la vita è una malattia mortale, che si trasmette per vie sessuali” (Ronald Laing). Meriterebbe un’accurata analisi. Invece, molto spesso la saggezza approda nelle nostre vite in tarda età, quasi per cause naturali, quando la prevaricazione, istinto naturale della specie, finalizzata alla sopravvivenza, perde di valore. Attraverso il protagonista, l’autore racconta la vita, molto spesso sintetizzabile in una spasmodica corsa alla ricerca del successo, del denaro, del potere, del dominio. L’intelligenza non sempre è prerogativa di positività, può divenire ostacolo se porta a comprendere e valutare. Non di rado l’analisi sfocia nel disagio. Nel caso di Leonardo, si trasforma in sfida. Nascono accattivanti avventure, raccontate con magistrale sapienza, sempre al limite della sopravvivenza, nei luoghi più disparati e pericolosi: deserti, oceani, cieli, montagne. Emerge un denominatore comune, un amore intimo per le bellezze del Mondo, un orrore per i tanti comportamenti umani che le devastano. Emerge un amore intimo per Luna e Petra, i “suoi” cani fedeli senza compromessi, amici senza fini. Di certo, il romanzo induce a profonde riflessioni, ma lascia al lettore la chiave di accesso all’atrio della vita, soprattutto alla valutazione del breve e tortuoso corridoio dell’esistenza.

Carlo Alberto Pari

Tratto dalla rivista Samurai

 

 

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